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ESEMPIO DI CLASSICA RIPRESA STEREOSCOPICA
realizzata da Bernardo Galmarini, intitolata "Tango" e ripresa
da sito "www.stereoscopy.com"

originali per anaglifi



Di norma tali lavori vengono poi elaborati con il sistema degli anaglifi per risultare
 visionabili
con gli appositi occhialini provvisti di filtri.
Alcuni artisti preferiscono ricorrere al più elaborato metodo autostereoscopico (reso celebre da Jim Gasperini).
L'impegno messo in tale tecnica, più lunga ed impegnativa, presenta sull'altra il vantaggio di una visibilità più
immediata, spontanea e, soprattutto, libera dalle riduzioni di luce e colori imposte dai famigeratiti visori.
Siffatte comodità, tuttavia, comportano lo svantaggio di affliggere lo spettatore con innaturali movimenti
dello sfondo (particolarmente accentuati al crescere della distanza tra primi e secondi piani).


risultato

Tanto rischia di rendere il tutto, oltre che fastidioso, in aperto conflitto con le stesse premesse della ripresa
stereoscopica; un genere fotografico che si basa sullo sfruttamento degli scostamenti di parallasse. Scarti che
risultano particolarmente accentuati per soggetti ravvicinati e meno evidenti man mano che i contenuti
della ripresa si allontanano dagli obbiettivi (già a dodici/quindici metri la tipica distanza interpupillare dei ca.
6,5 - 7 cm fa sì che tali piani arrivino a sovrapporsi del tutto annullando qualsiasi effeto di rilievo).
Costretta a determinare sui primi piani l'asse di rotazione, la tecnica autostereoscopica finisce per conferire
ai piani più lontani un'accentuazione di movimento decisamente innaturale.
C'è chi tenta di porvi rimedio giocando riducendo la frequenza dell'alternanza tra l'immagine destinata
all'occhio destro e quella da inviare all'occhio sinistro, ma così facendo si rischia di ridurre in maniera
inaccettabile quel fenomeno di permanenza dell'immagine sulla retina che è alla base del sistema.


Ecco perchè ho voluto dedicarmi alla creazione di tecniche che, al prezzo di qualche specifica applicazione,
possono condurre a risultati sommariamente abbozzati nelle due seguenti trasformazione in gif.

Un primo sistema consente di contenere decisamente il movimento di fondo pur mantenendo identica frequenza
all'insieme . Si tratta di una particolare elaborazione che può tornare utile soprattutto in due casi:
quando lo sfondo è lontano dal primo piano al punto da determinare l'azzeramento dello scarto di parallasse ed
ancora quando lo stesso sfondo, quantunque prossimo ai primi piani, dovesse risultare piatto o, comunque,
privo di interessanti dettagli in rilievo.



Al di fuori di questi casi è preferibile adottare un altro mio sistema (non un software, ma il ricorso a particolari algoritmi)
capaci di "ammorbidire" gli scarti tra i vari piani, mantenendo in toto, come nell'esempio che segue, la trasposizione
autostereoscopica delle coppia di ripresa).

Soluzione 2

Uno sviluppo di tale sistema consentirebbe poi la trasformazione della stereo in 3D lenticolare
"ammoridibile" a poprio piacimento, come dimostrato dalla semplice bozza in flash che segue




Interessanti possibilità si aprono, poi, con il ricorso ad una variante che io definisco "bassorilievo" (adatta,
paricolarmente, quando non si dispone di fotocamera stereoscopica ma solo di un adattatore).
Ciò che segue è una semplice bozza di animazione in flash, ma il sistema si presta davvero alle più svariate
elaborazioni; anche arrivando (come si vede nella seconda immagine) ad articolare
maggiormente l'animazione dei soggetti in primo piano


fondo fisso






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